Due generazioni a confronto, Michele Monaco appartenente alla generazione dei Boomers e Maria Pia Monaco appartenente alla generazione X, che si sono posti le stesse domande:

  • Quali sono i migliori esempi di comunità innovative?
  • Come possono crescere senza lasciare nessuno indietro le comunità del futuro?

Monaco Consulting nasce da queste domande, come creare una innovazione sostenibile consapevoli che solo tramite le comunità si può impattare con una certa efficacia sul mondo cosiddetto moderno.

Possibilità di poter cambiare 

Siamo convinti che per costruire una nuova comunità a livello internazionale si debba partire dall’innovare le comunità locali, grazie anche ai seguenti presupposti che si sono creati negli ultimi anni:

  1. Disponibilità di nuovi strumenti normativi che rendono più facile creare e riprogettare nuove tipologie di comunità;
  2. Le singole persone si sentono sempre più coinvolte nella “consapevolezza sociale” di dover fare qualcosa per partecipare ai necessari cambiamenti, come ad esempio quelli climatici, quelli energetici e quelli legati alla mutevole geopolitica senza nessuna certezza di pace e prosperità.

Abbiamo quindi pensato quali potevano essere i fattori abilitanti il potenziale per la nascita di comunità innovative e ne abbiamo identificato due fondamentali:

  • la disponibilità di persone alla ricerca di nuove comunità a cui unirsi;
  • la capacità di queste persone di riunirsi e fare cose interessanti ed innovative insieme.

Molte sono le sperimentazioni di sviluppo di piattaforme che hanno o avevano l'obiettivo di facilitare la connessione tra queste persone che difatti o mirano a costruire nuove comunità oppure ad aderire a comunità esistenti. Ad una di queste nascenti piattaforme Michele Monaco ha dato il proprio contributo al fine di concepire un nuovo modo di approcciare l'idea di comunità innovativa ... 

Dall'analisi di queste sperimentazione i founder di Monaco Consulting hanno dedotto che le potenzialità di creare comunità innovative è sempre più sentita ma che non basta lo sviluppo di una piattaforma per delegare il tutto ad una gestione basata "semplicemente" su metaversi e similari. La tecnologia non può essere considerata la sostanza ma la conseguenza della governance delle comunità innovative e non può costituirne lo strumento per determinare il cosa dovrà accadere nel mondo reale ... 

Da una analisi sociologica condotta dalla founder Maria Pia Monaco, emerge che le persone scelgono di trascorrere più tempo in luoghi e con gruppi "semiprivati" e sempre più si "disinnamorano" del web spietatamente pubblico, cercano di uscire da quella condizione di "completo isolamento" dal mondo reale. I social media diventano "luoghi" troppo affollati dove l'obiettivo non è la comunità reale ma il garantire ad alcuni "bloggers" di raggiungere milioni di "followers" e quindi il beneficio atteso non è quello promesso di creare "comunità virtuali" ma quello di far arricchire pochi a discapito proprio della comunità reale che continua cosi a non innovarsi verso quel benessere diffuso. 

Per fortuna le "persone", soprattutto i più giovani, iniziano a notare questo scollamento tra il mondo offerto da Internet e quello reale. Diventa necessario per tutti quindi mirare a costruire comunità più piccole dove ogni persona può ritrovare il proprio spazio vitale,  la propria identità in modo che questa venga riconosciuta da ogni persona appartenente alla stessa comunità, dove l'effimero lascia spazio ai problemi reali e all'implementazione di soluzioni innovative per risolverli con consapevolezza. La comunità locale, o la piccola comunità a misura d'uomo torna centrale nell'innovazione sociale e, secondo il nostro punto di vista, deve tornare centrale anche negli obiettivi di innovazione delle aziende. 

I tempi sono maturi e basta solo quella scintilla necessaria a fare in modo che il processo di cambiamento abbia inizio e possa modificare il corso della storia nel giro del prossimo decennio. 

Una rivoluzione ai nastri di partenza

Ma di cosa abbiamo bisogno per far si che la comunità innovativa a livello locale abbia lo spazio per poter cambiare le cose? 

Pensiamo che per "attivare la rivoluzione" manchino ancora almeno due elementi:

  1. L'abbattimento della "conoscenza tribale" che predica bene e razzola male nel portare avanti proposte di metodiche nelle mani di pochi cosiddetti "esperti", che rallentano la naturale evoluzione dell'autodeterminazione di gruppi di persone già pronte a puntare su innovazioni sociali dirompenti;
  2. Di conseguenza gli strumenti a disposizione della maggior parte dei “costruttori di comunità innovative” restano grezzi o ritenuti tali dalle lobbies che mirano a proteggere gli status quo e che tendono quindi a disincentivare la nascita o la crescita di comunità che si innovano autodeterminandosi.

Se come è vero che a partire dall'anno 2010 grazie all'imponente nascita di start-up innovative si sono potute elaborate best practices poi prese a riferimento dalle aziende per innovarsi/rinnovarsi per trovare una nuova essenza, come si può pensare riferendosi alle comunità di definire prima le best practice? Questo freno che viene imposto principalmente da un certo mondo accademico deriva anche dalle lentezze burocratiche che di fatti non riescono a liberare quelle "idee innovative" che potrebbero di fatti spingere a costituire non una decina ma qualche centinaia di comunità innovative sperimentali al fine poi di poter identificare in seguito le migliori best practices su cui puntare. 

Di sicuro oggi ci sono molti "maestri costruttori di comunità" che sanno come utilizzare gli strumenti attualmente a disposizione. Monaco Consulting può dire la sua con umiltà e competenza per stimolare e supportare quei leader di comunità in grado di commettere "errori giusti" in modo da imparare da questi a beneficio di tutti. 

Monaco Consulting vuole diffondere il know-how tramite un approccio di "open social innovation" per ottenere una maggiore condivisione, in modo più veloce e soprattutto più a "buon mercato" . Siamo solo all'inizio di questa rivoluzione che si completerà solo quando i cosiddetti "community builder" non resteranno gli unici a voler dettare le regole del gioco. 

Monaco Consulting vuole iniziare a portare avanti un lavoro di "distribuzione" di questa conoscenza tramite il proprio team sia grazie all'esperienza dei consulenti senior che alla freschezza dei consulenti junior che insieme hanno elaborato e condiviso il presente manifesto facendola diventare la mission aziendale.

Oltre la piattaforma

Nel portare avanti questo lavoro di "distribuzione della conoscenza", siamo consapevoli che incontreremo un collo di bottiglia nella gestione della crescita delle comunità innovative che incontreremo nel nostro percorso. Pur se sono state molte le esperienze nel concepire strumenti che avevano l'obiettivo di supportare la nascita e la crescita di comunità innovative, queste hanno avuto poco successo e nella maggior parte dei casi sono risultate veri e propri fallimenti. Da queste sperimentazioni però ricaviamo una ricchezza di elementi a supporto di nuove consapevolezze sul come andare oltre le mere piattaforma informatiche. 

La costruzione di una comunità innovativa va ben oltre la semplice moderazione di un gruppo gestito da una piattaforma. Un gruppo di persone ha bisogno di eventi ed incontri regolari e umani. I leader devono essere supportati nell'inventare ed intensificare le relazioni con gruppi e sottogruppi. "Dirigere" una comunità, oltremodo quelle innovative, richiede la facilità da parte dei "membri" a potersi relazionare e "connettersi" con gli altri membri. Quindi non può una singola piattaforma poter assolvere al ruolo di "connettore universale" perchè un leader di comunità ha bisogno di utilizzare più "piattaforme specializzate" che permettono una condivisione in base ad interessi comuni da parte dei sottogruppi. Ogni componente della comunità dovrebbe essere in grado di esprimere la propria personalità al fine di non subire l'imposizione del come la comunità dovrebbe essere strutturata ma determinarne la struttura stessa. 

Monaco Consulting si pone proprio l'obiettivo di identificare gli strumenti più adatti a far si che il singolo possa sentirsi libero e che la comunità possa raggiungere gli obiettivi di innovazione rappresentando gli "interessi" di tutti al fine di produrre un "bene comune" riconosciuto e condiviso. 

Pensiamo che ci sia un ampio spazio per Monaco Consulting nel poter proporre strumenti "aperti" ai leader delle comunità innovative. Strumenti che mirano ad aiutare e ad affiancare i leader delle comunità innovative nel diventare "costruttori" di modelli di comunità di volta in volta diversi e propriamente aderenti alla comunità stessa. Tutte le altre preoccupazioni assumono un ruolo secondario e diventano difatti una conseguenza naturale. 

Restiamo spesso colpiti dall'audacia e dell'intraprendenza di alcuni leader di comunità che abbiamo incontrato nel saper motivare le persone a far parte della loro comunità. Noi umani non siamo infinitamente scalabili. Abbiamo una piccola e limitata quantità di "spazio tempo" nella nostra vita e vogliamo dedicarlo alle cose che contano. Nel chiedere a qualcuno di entrare a far parte delle nostre comunità, chiediamo loro di trovare quel "piccolo spazio tempo" da dedicare a quello che noi stiamo proponendo, qualcosa di più del semplice "valore" economico o sociale ... qualcosa a cui essi possano sentirsi di appartenere. 

Questo è il nostro manifesto, essere costruttori di comunità e imprese applicando strumenti e metodologie a supporto di quei leader che nel prossimo decennio innoveranno il mondo.